Lettera dalla quarantena. Quello che ho imparato e che non voglio dimenticare.

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Sono trascorsi ormai due mesi da quando la mia vita è “cambiata”.
 
Quale occasione migliore, questo tempo dilatato e sospeso, così difficile, diverso e sconvolgente, per fermarsi a riflettere e ad ascoltare i pensieri e le emozioni vissute?
 
Non è dell’ansia e della paura che voglio scrivere. Non delle preoccupazioni e della tristezza. Ma di come le ho affrontate e soprattutto che cosa mi ha insegnato e mi sta insegnando questo periodo.
 
Sì, perchè tutto quello che sto, stiamo vivendo “lascia un segno” e spetta a ognuno di noi trasformare questo segno in un’occasione preziosa di conoscenza e di crescita.
 
Questo parole non vogliono essere utili, ma essere memoria scritta per me, per non dimenticare e non tornare indietro. E sono per chi avrà voglia e piacere di leggerle.
 
Dalle strettoie della vita si esce più forti, ma solo con il coraggio di tenere gli occhi aperti nel buio.
 
Ho scoperto che il passato conta molto più di quello che pensavo per vivere il presente. Le esperienze fatte, vissute, le scelte prese, si sono presentate con tutta la loro potenza, nel bene e nel male: cosa hai letto, mangiato, visto, studiato. Chi hai amato, hai lasciato, hai aiutato. Tutto emerge e ti tiene a galla o ti affonda.
 
Per questo dare più spesso uno sguardo all’orizzonte, vero e immaginario, è un ottimo esercizio per gli occhi.
 
Siamo essere viventi e morenti, La natura me lo ha ricordato, ancora una volta. Ma soprattutto siamo esseri liberi e senza la libertà non siamo umani. La libertà non è scontata, l’umanità non è scontata. Vorrei che questo guidasse sempre le mie scelte, e spero non solo le mie.
 
Ho scoperto che le persone con le quali lavoro sono molto più di semplici colleghi.
 
Che i bambini hanno la capacità di restare tali anche se il mondo intorno a loro cambia, hanno la capacità di ricostruire la realtà molto velocemente e sono molto più forti di quello che credevo. Ho scoperto, osservandoli per più tempo da vicino, che ho imparato molto da loro, dai miei figli, e che loro sono lo specchio di quanto sono stato capace e sarò capace di essere un buon padre. E che il mio più grande desiderio è quello di aiutarli a sentirsi vivi, a entusiasmarsi per la vita.
 
Spero, sono certo, che questo periodo a loro abbia fatto bene: il non aver potuto vivere normalmente la loro vita “piena”, non poter vedere i loro amici, semplicemente prendersi un gelato o andare al cinema, resterà un motore immobile nella loro esistenza, dando forse più valore al presente che vivranno. Lo spero.
 
Ho fatto affidamento sulle stelle, ricordandomi di guardarle ogni sera. E il tempo, spesso sereno, mi ha  aiutato.
 
Ho scoperto che un luogo, la mia casa, è molto più grande di quello che credevo ma è anche una splendida prigione dalla quale devo fuggire, ogni tanto, per ritrovarla casa.
 
Ho ritrovato dentro di me la filosofia classica studiata al liceo, la memoria mi ha ricordato il panta rei, che tutto scorre, anche se sembra immobile. E così un piccolo canale vicino a casa che ho osservato ogni giorno, con il suo incedere lento, mi ha confortato molto. Non ci avevo mai prestato troppa attenzione prima.
 
Ecco, le piccole cose e gli affetti più vicini sono diventate l’ancora per non andare alla deriva. Ed è su quelle che voglio fondare le mie scelte, per poterle sempre ritrovare.
 
Ho imparato che non è necessario essere sempre impegnati, o continuare a fare. Che la velocità è bella, ma la lentezza ha un fascino speciale. Affrettarsi lentamente, oziare, anche annoiarsi un po’ sono una pratica molto sana.
 
Ho visto che siamo tutti deboli, naturalmente deboli, ma che alcuni lo sono di più. Che sono vittima dei miei egoismi e dei miei slanci altruistici, che sono confuso. E che lo siamo tutti in fondo, anche quelli più sicuri… Ma ho colto da subito la specificità dell’essere umano, anche nei giorni più drammatici: cercare una soluzione, sperare nel futuro, come se una forza magnetica ci dicesse, mi dicesse “andiamo avanti, lottiamo, continuiamo a fare l’Uomo”.
 
Ho pregato Dio, meditato, fatto stretching ogni mattina: la mia relazione con il tempo è migliorata. 
 
Ho compreso l’importanza di perdonarsi e di perdonare, di essere un po’ indulgenti. 
E che la parola “pazienza” è un mantra straordinario da ripetere nei momenti faticosi.
 
Ho visto vecchie foto e preso in mano vecchi libri, riallacciando legami passati con i pensieri presenti.  Un conforto malinconico un po’ doloroso, ma con un lieve sorriso a solcare sempre il mio viso. I ponti vanno curati.
 
Ho visto che non è poi così male avere i capelli ricci arruffati  e la barba più lunga. E che sarà bellissimo tagliarli corti, appena potrò.
 
Ecco: appena potrò. Ho scoperto che l’attesa è un’arma potente per combattere l’ansia e che avere tutto e subito (o anche solo poterlo pensare) è una disgrazia del nostro tempo. E che forse questo è l’insegnamento più grande di questo periodo- Un po’ come quando aspettavo che uscisse, da adolescente, l’ultimo album della mia band preferita dopo tre o quattro anni di attesa, con le orecchie assetate: la puntina del giradischi in quel momento era la cosa più preziosa tra le mie mani. Auguro a tutti di avere una puntina tra le mani ogni tanto.
 
E cercare belle canzoni e buona musica è stato un esercizio meraviglioso in questi giorni, un vero balsamo per l’anima. Del resto è questo il senso: la musica fa vibrare l’anima e ti fa sentire vivo, oltre il tempo e lo spazio. Grazie Mark, Jimi, Pino, Bob, Eric… 
 
Ho capito perchè quella birra con Lorenzo, quella partita allo stadio con Gianpiero, la grigliata con gli amici toscani sono oro vero per la mia esistenza. E sono grato di condividere il tempo della vita con loro.
 
Ho scoperto che la solitudine è un bene prezioso, ma che poter abbracciare la donna che amo è un dono ancora più prezioso.
 
Ho sentito arrivare potente la primavera, ascoltato i merli cantare. Senza fretta.
 
Si può cambiare, a qualsiasi età, se resti in ascolto.
 
Ho visto che un aquilone può volare anche senza vento.
 
Francesco
 
 
Dedicato ai miei figli, ai miei amici, a mia moglie.
 
 

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